| Dopo tanto tempo, Mira Greengrass era seduta di nuovo alla scrivania del suo vecchio ufficio. Era tornata solo da qualche giorno e già si ritrovava sommersa di lavoro. Dopo tredici mesi di assenza da Hogwarts, nonostante il desiderio di mettersi nuovamente in gioco, sentiva la pressione dell’anno scolastico che stava per iniziare, nonché il clima di allerta e paura che si respirava a scuola. Il corpo docente era stato quasi completamente rinnovato, a partire dal Preside, e Mira stentava a ritrovare la convivialità e il rapporto stretto che aveva avuto in passato con i vecchi colleghi. “E’ solo questione di tempo” tentò di rincuorarsi. Bevve un sorso di the dalla tazza di coccio dipinta da Ivy e sentì una fitta di nostalgia: si era abituata a trascorrere molto tempo con Bruce e le bambine e sapeva che ne avrebbe sentito la mancanza. Quella sera, ad esempio, difficilmente sarebbe riuscita a dormire a Hogsmeade. Valeva la pena avvisare Bruce, o la mamma. Si alzò ma, mentre si stava dirigendo al focolare, la sua attenzione fu richiamata da un tonfo attutito alla finestra. In un primo momento, diede la colpa al vento: fuori infuriava un tremendo temporale di fine estate, con tanto di fulmini e tuoni e probabilmente una raffica più forte delle altre aveva mandato a sbattere un ramoscello contro al vetro. Ma, guardando meglio, vide baluginare due occhi gialli. “Povero piccolo!” pensò affrettandosi a recuperare il gufo. Spalancò la finestra e la bestiola, bagnata fradicia ed esausta, si lasciò cadere sul tappeto, sollevando, con un ultimo moto di sacrificio, la zampetta alla quale era attaccato un bigliettino. Mira sciolse il laccio e mise da parte la pergamena, poi prese delicatamente il gufo tra le mani, se lo posò in grembo e fece fuoriuscire dalla bacchetta un leggero soffio di aria calda che arruffò le piume del volatile, asciugandole. Solo dopo averlo rifocillato con dei biscottini dell’Emporio del Gufo pescati dal fondo del cassetto rivolse la sua attenzione alla missiva. Era una semplice pergamena, sulla quale erano state frettolosamente vergate soltanto due parole: “Aiuto! Siberia.” Mira se la rigirò tra le mani… null’altro. “Specialis revelio!” pronunciò, muovendo la bacchetta in direzione della pergamena, ma non accadde nulla. Evidentemente si trattava semplicemente di un pezzo di carta. Era evidente la richiesta d’aiuto… ma da parte di chi? E l’indicazione, Siberia, era decisamente troppo generica. La strega lasciò la scrivania e si accoccolò davanti al focolare. Avvicinò la carta alle fiamme, per vedere se il calore avrebbe rivelato qualche altra scritta, magari vergata con inchiostro magico invisibile, ma anche questo tentativo andò a vuoto. “Non mi resta altro da fare che andare a vedere” pensò. Era tutto molto strano, e c’era qualcosa che le suggeriva di fare molta attenzione, perfino di rinunciare. Ma se si fosse trattato davvero di qualcuno che, in pericolo, chiedeva il suo aiuto? “Innanzitutto devo controllare se a casa stanno tutti bene!” Prese una manciata di polvere volante, si inginocchiò davanti al focolare e mentre la lanciava pronunciò chiaramente: “Hogsmeade, High Street, Scrivenshaft's”. Infilò la testa nel fuoco verde acido che era scaturito dalla polvere e si ritrovò a guardare le caviglie di Bruce. “Ciao tesoro” disse delicatamente, ma al marito prese comunque un colpo. “Mira!” strillò “Che succede? Tardi a cena?” “Tutto a posto lì da voi?” chiese lei, concitata “mamma e le bambine stanno bene?” “Sì, è tutto ok, perché me lo chiedi? È successo qualcosa?” Mira gli raccontò brevemente della lettera che aveva ricevuto, tralasciando il senso di angoscia che aveva portato con sé. “Non penserai mica di partire, spero!” l’apostrofò Bruce, che nel frattempo si era a sua volta inginocchiato di fronte al focolare per poterla guardare negli occhi. “C’è scritto Siberia, per la barba di Merlino! Sono tredici milioni di chilometri quadrati! Non hai un indizio, non hai nulla!” “E che cosa dovrei fare? Ignorare una richiesta di aiuto?” ribatté lei. “Potrebbe essere una trappola… potrebbe essere qualsiasi cosa! Hanno appena assassinato la vecchia preside, Mira. C’è qualcosa di oscuro in giro. Sta ricominciando” “Non esagerare, Bruce” lo contraddisse lei, più che altro per mettere a tacere quella parte di se stessa che era d’accordo con lui. “Andrò a vedere e se avrò il sospetto che sia una trappola tornerò indietro subito” “Andrai DOVE esattamente?” le chiese il marito, sottolineando la parola con una punta di impazienza. “Suppongo di non potermi materializzare a casaccio in un posto qualsiasi. Da qualche parte dovrò pur iniziare” Ci pensò un attimo su, sopraffatta dall’immensità della regione. “Potrei seguire la ferrovia, a ritroso” disse, alla fine. “Ti vuoi materializzare a Vladivostok?!?” fece Bruce, in preda al panico. “Non vedo perché no. Un posto vale l’altro e ho la sensazione che iniziare dalla fine sia una buona idea” “Sono settemilacinquecento miglia! Ti spaccherai!” “Ho viaggiato anche più lontano di così, sta’ tranquillo” lo rassicurò Mira, anche se dalla faccia sembrava che Bruce stessere per avere una crisi di nervi. “Fatti indietro, arrivo” Senza dargli il tempo di ribattere, tirò fuori la testa dal camino e ritornò nel suo ufficio. Scrisse un breve messaggio al Preside e chiamò un elfo domestico. Con un sonoro crac comparve un esserino dalle grandi orecchie da pipistrello e un nasino appuntito che si inchinò quasi fino a terra. “Che cosa può fare Hooky per la professoressa Greengrass, signora?” chiese con deferenza. Mira gli passò la nota per Snape. “Porta questa al Preside, è molto urgente” gli disse “e quando hai fatto, accompagna il nostro piccolo amico alla guferia. Ha fatto un lungo viaggio, è stremato e ha bisogno di cure” L’elfo annuì, solenne, prese gufo e appunto e si smaterializzò all’istante. “Se solo tu potessi parlare…” pensò Mira con rimpianto vedendo scomparire la bestiola tra le braccia dell’elfo. Non era la prima volta che desiderava di poter comunicare con gli animali, ma se in passato questo desiderio era dettato dalla curiosità, questa volta Mira ne aveva invece disperatamente bisogno. Senza ulteriori indugi, gettò una seconda manciata di polvere volante nel camino e, in un turbinio di fiamme verdi, atterrò nel negozio di Bruce. Lui l’aspettava misurando la stanza a grandi passi. “E va bene!” l’apostrofò non appena lei ebbe messo piede fuori dal focolare “Va bene, hai ragione, non si può ignorare una richiesta d’aiuto. Allora andiamo, prendiamo i mantelli da viaggio!” concluse, prendendola per il polso e trascinandola verso l’uscita. “Prendiamo?” chiese Mira. “Certo, prendiamo! Credi che ti lasci andare da sola? È troppo pericoloso. Tua madre resterà con le bambine, io vengo con te!” ribatté Bruce. Mira lo guardò, il volto teso, sconvolto, illuminato dalla fioca luce delle candele e dai fulmini che scoppiavano ad intervalli regolari fuori dalle vetrine. Bruce non era mai stato un uomo d’azione: non per niente, nonostante la sua famiglia fosse stata da generazioni smistata in Grifondoro, il Cappello Parlante lo aveva assegnato senza ombra di dubbio a Corvonero. Era una persona intelligente, sensibile, molto acuta. Ma di certo preferiva le avventure contenute nei libri a quelle vissute nel mondo reale. Era felice della sua vita semplice, circondato da antichi volumi e pergamene e piume d’aquila. Amava il suo lavoro tranquillo e la sua famiglia felice. “No” disse lei scuotendo la testa e prendendogli il viso tra le mani “Tu devi restare qua. Ascolta” proseguì prima che lui la interrompesse “Se davvero si sta per scatenare qualcosa di oscuro tu devi restare con Ivy, Altair e Cor. Mia madre non è abbastanza potente per proteggerle. Ho avvertito Snape, se non dovessi tornare entro domattina prendi le bambine e vai ad Hogwarts” “Non posso lasciarti andare…” tentò di ribellarsi Bruce. “Tu devi lasciarmi andare” replicò Mira. Lui le prese le mani, togliendosele dal viso e la trasse a sé. Si abbracciarono stretti per un lunghissimo minuto. Alla fine si separarono, in silenzio, uscirono dal negozio, attraversarono la strada ed entrarono in casa. Ivy e Altair stavano giocando per terra con le Gobbiglie, mentre Gemma leggeva le Fiabe di Beda il Bardo a Cor che indicava ridendo le illustrazioni animate del vecchio libro. Era il quadro perfetto di una famiglia perfetta. “E potrebbe essere l’ultima volta che li vedo” pensò Mira, mentre una morsa di ghiaccio le bloccava la bocca dello stomaco. “Mamma!” gridò Altair lasciando le Gobbiglie e saltandole in braccio “Giochi con noi?” Ivy non si unì alla sorella: era ancora arrabbiata con la madre per essere tornata al lavoro prima di quanto le aveva promesso. Mira si liberò con fatica dell’abbraccio della figlia, la depose delicatamente a terra e la baciò sui capelli. “Non posso tesoro” rispose “Ho una commissione urgente da sbrigare” “A quest’ora?” interloquì Gemma, una nota di preoccupazione nella voce. “Non è nulla, mamma, starò via poche ore. Poi però torno ad Hogwarts, ci vediamo domani” rispose Mira. Afferrò il mantello da viaggio dall’attaccapanni, baciò Gemma e Cor, poi si chinò a salutare Ivy, ancora ostinatamente intenta a muovere le sue Gobbiglie. Mira le arruffò con tristezza la massa di capelli rossi – senza ottenere la seppur minima reazione – e si alzò. Tornò alla porta, seguita dalle risate di Cor e dal saluto di Altair “A presto mamminaaaaaaaaa!” Bruce l’accompagnò all’uscio e la strinse forte, da dietro, affondando il viso nei lunghi capelli biondi di lei. Mira era molto più bassa del marito, e lui dovette chinarsi, circondandola tutta tra le braccia forti alle quali lei si aggrappò. “Torna presto” le sussurrò nell’orecchio. Lei voltò la testa e gli sfiorò le labbra con un bacio. Poi si staccò, sentendo che, se avesse ceduto al desiderio di continuare a baciarlo, non sarebbe più partita. Indietreggiò, lasciando qualche metro di distanza da loro. Poi chiuse gli occhi, si concentrò e girò su se stessa. All’improvviso, le mancò l’aria, come se un’immensa pressa le stesse schiacciando schiena e sterno. Smaterializzarsi a breve distanza era una sensazione tutt’altro che piacevole, ma settemilacinquecento miglia rischiavano di distruggere il corpo definitivamente. Lo spostamento durò una manciata di secondi più del normale e quando si Materializzò, Mira cadde in ginocchio per lo sforzo. Si portò la mano sinistra alla gola, massaggiandola come per aiutarla a far passare più aria, mentre la destra già si stringeva attorno al manico della bacchetta. Aprì gli occhi: aveva visualizzato la città senza avere in mente un punto preciso e si ritrovò sulla battigia, immersa nella quasi totale oscurità. Il mare calmo sciabordava a pochi passi da lei e, in lontananza, si distinguevano le luci del porto. “Lumus” mormorò Mira, e subito la punta della bacchetta si illuminò. La strega si prese un momento per guardarsi attorno, ma la spiaggia sembrava totalmente deserta. Tenendo la bacchetta davanti a sé, prese a camminare in direzione del porto.
PENSATO MIRA PARLATO MIRA PARLATO BRUCE PARLATO HOOKY PARLATO GEMMA PARLATO ALTAIR
Nome: Mira Greengrass Stato fisico: ottimo Stato Psicologico: ansiosa Casa: Tassorosso Rango: Professoressa di Cura delle Creature Magiche Abilità utilizzate: Materializzazione Incantesimi Utilizzati: Specialis revelio, Incantesimo riscaldante, Lumus
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