| Pensato di Shulk Parlato di Shulk
Era ormai passato qualche anno da quando Shulk era fuggito dall'inferno che era il suo villaggio d'origine e si era trasferito nella chiassosa Londra. I primi tempi il cambiamento fu per lui causa di frastornamenti e forti malditesta, ma ora che si era abituato al rumore, al cosmopolitismo, e, soprattutto, allo smog della capitale inglese, non vi era più nulla, nella grande metropoli che potesse dargli fastidio.
Finché l'esistenza dei maghi rimane un segreto, ed io continuo a farmi gli affari miei, non avrò nessun problema.
Pensò lui anche quella sera, mentre riscaldava al microonde un pasto pronto da consumare nel suo microscopico appartamento, vestito con gli abiti più comodi che aveva in casa (i pantaloni di una tuta ed una maglietta). Aveva anche imparato, con più ritardo di quanto lui avrebbe inizialmente pensato, ad utilizzare gli elettrodomestici babbani di base. Frigorifero, televisione, microonde (per l'appunto), e stava disperatamente cercando di imparare ad utilizzare un computer portatile, anche se al momento le uniche operazioni che riusciva a compiere sul marchingegno erano accenderlo e scrivere su un comunissimo file di testo.
Prossima lezione: Internet ed i suoi misteri.
Disse, con la propria voce pensiero, e con tono solenne, buttando un occhio al suddetto apparecchio, mentre finiva di apparecchiare il suo posto nella tavola di legno della cucina. Sentì il din che segnava la fine della cottura del suo pasto, lo estrasse dal forno, e lo mise in tavola. Non ebbe nemmeno il tempo di cominciare che dalla finestra, aperta, del suo appartamento entrò un grosso felino lucente.
Un patronus, ma che...?
Commentò, scattando in piedi, aggrappando la bacchetta che teneva nella tasca dei pantaloni e preparandosi subito alla battaglia. Gli anni di addestramento lo avevano reso anche fin troppo vigile, e in più, il fatto di trovarsi in un ambiente a lui ancora non del tutto conosciuto lo rendeva molto sospettoso. Si calmò subito, però. Il leopardo evanescente che si era palesato nella sua fin troppo umile dimora era solo un messaggero di quella che di lì a poco sarebbe stata la sua superiore. A quanto pare Shulk avrebbe dovuto presentarsi al Ministero il giorno dopo. Infine, così com'era entrato, il gattone balzò fuori dalla finestra, e sparì alla vista del padrone di casa. Gli ci volle qualche secondo per realizzare quanto appena accaduto.
Quindi la mia nomina ad Auror sta per diventare effettiva.
Disse fra sè e sè, ancora incredulo. Rimase per un attimo estasiato da tutto questo. Poi si ricordò che la cena era in tavola ormai già da qualche secondo, e si apprestò a mangiarla, per poi andare subito a dormire, una volta finito. Non avrebbe voluto tardare alla convocazione. Il mattino dopo si svegliò di buon ora e si buttò subito sotto la doccia. Successivamente si vestì come meglio poteva, con la sua solita tenuta. Stivali, pantaloni, maglione e giacca incappucciata sopra di esso. Guardò l'ora nell'orologio che teneva vicino al letto, e segnava le 10:45. Era appena in tempo. Quindi si smateriallizzò, per poi riapparire, proprio vicino ad una cabina telefonica, in un vicolo della affollata capitale del Regno Unito. Entrò e digitò il numero 62442, che lo avrebbe portato a destinazione. Dopo di ciò cominciò una velocissima discesa verso la sede del Ministero della Magia. Arrivò nell'amplissimo salone d'ingresso, munito di ascensori e di una statua atta a rimarcare la superiorità dei maghi sui babbani. Si sbrigò e prese un ascensore aperto, che lo portò al piano desiderato, il Terzo Livello: Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici.
Dev'essere qualcosa di serio, se sono stato convocato con così poco preavviso. Chissà chi altri è stato chiamato qui, oltre a me.
Riflettè mentre, camminando per i corridoi, si dirigeva verso l'ufficio dove sarebbe avvenuta la riunione. Proprio poco prima di arrivare non potè fare a meno di notare come davanti alla porta che portava alla sua destinazione. Si avvicinò lentamente, prima di fermarsi a pochi passi dalla ragazza.
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