| Vlad Kozlov |
| | Capitoli 4-6 Capitolo 4 (Si va a Durmstrang, 1° parte)
Settembre 2007 (Vladmir ha 11 anni)
Arrivò il mese della partenza per la scuola. Durante i giorni successivi alla ricezione della lettera, Vladmir fece tantissime domande ai genitori riguardo alcuni incantesimi semplici. Nell'ultimo periodo era venuto a conoscenza di una cosa importantissima di sé stesso: poteva controllare l'elemento vento, anche senza l'uso di una bacchetta, che ancora, ovviamente, non possedeva. Il controllo elementale era assai raro tra i maghi; chi aveva tale capacità, e non l'aveva come abilità innata, doveva apprenderla con tanti, tantissimi anni di studio presso un mago di altissimo livello che la conoscesse, naturalmente.
Quella mattina Vladmir si svegliò chiamato dalla madre per la colazione. Si girò ad osservare la sveglia sul comodino, ancora sdraiato nel letto.. Era presto, ancora stordito non capì perché lo stavano svegliando a quell'ora. Si alzò barcollando leggermente, poi entrò in bagno a sciacquarsi la faccia con l'acqua fredda per svegliarsi bene. Giunto in cucina, salutò la madre che stava preparando la colazione, senza usare la magia come sempre.
“Mamma, ma cosa succede oggi?! Perché mi hai svegliato così presto?!”
La madre rispose:
“Ma come Vlad, non ricordi?! Oggi per te è il gran giorno! Partirai per Durmstrang!”
Gli occhi gli si illuminarono e tutto contento si sedette al tavolo per consumare la sua ultima colazione da non studente di magia. Per l'emozione mangiò un po' troppo in fretta rispetto al solito. Mentre finiva di mangiare arrivò il padre, vestito con degli abiti babbani e si sedette accanto a lui.
“Buongiorno figliolo, già finito di fare colazione?!” gli chiese sorridendogli. “Oggi finalmente parti per Durmstrang, ti accompagnerò io, come sai. Se ti chiedi perché sono vestito così è perché andremo in modo normale all'aeroporto, senza usare la magia, per cui, finisci la tua colazione e corri a vestirti!”
Nella sua stanza Vlad aprì l'armadio, e ci mise qualche minuto per decidere cosa mettersi. Non amava particolarmente il suo guardaroba babbano, però scelse in fretta i suoi preferiti: una maglietta a maniche corte bianca, un pantalone dello stesso colore e delle scarpe da ginnastica argentate. Si guardò nello specchio accanto all'armadio e pensò, sorridendo tra sé: “Sono pronto! Si parte!” Poi raggiunse i genitori in cucina, abbracciò la madre e si rivolse al padre: “Sono pronto, possiamo andare!” Capitolo 5 (Si va a Durmstrang, 2° parte)
Dopo aver salutato la madre, uscì di casa con il padre.
“Aspettami qui un attimo” disse al padre, “vado al fiume a dirgli ciao!” gli disse.
Arrivato sulla riva del fiume lo salutò mentalmente, ricordando tutti i momenti di gioco passati lì da quando aveva sei anni, poi s'inchinò per toccarne l'acqua, che scorreva lenta. In quel mese non era ancora molto fredda, anzi, era piacevole sulle dita della sua mano. Poi mise le mani a coppa e come tante volte aveva fatto, le immerse nell'acqua per raccogliere quella che poteva ed inchinandosi si portò i palmi alle labbra e ne bevve un sorso. Il gusto era buono, leggermente salmastra, ma lui era abituato e non ci faceva più caso.
“Vlad, muoviti, il taxi per l'aeroporto ci aspetta già da un po' “ lo richiamò il padre.
In effetti erano passati svariati minuti, ma lui non ci aveva fatto caso, perché lì il tempo non passava in modo normale. Essere a contatto con la natura lo trasportava nei suoi pensieri, lo faceva sentire bene con sé stesso, dimentico del resto. Guardò per un'ultima volta il panorama lungo il Tom, poi si girò e tornò dal padre, che lo aspettava accanto ad un taxi. Mentre percorreva il sentiero sentì lo scricchiolio dei sassolini sotto le scarpe e pensò che tutto quello gli sarebbe mancato. I due salirono e partirono verso l'aeroporto. Il viaggiò duro alcune ore, durante le quali il padre gli ricordò alcune regole da seguire nella scuola. Davanti al tassista però non poteva fare cenno alla magia o usare termini specifici, per cui si limitò a fargli delle raccomandazioni normali, sul rispetto delle regole e dei compagni che avrebbe incrociato. Vladmir dal suo canto non sapeva cosa lo attendeva, ascoltò il padre un po' sovrappensiero, troppo emozionato per l'inizio di questa nuova avventura in un posto diverso... un posto nuovo.
Arrivati all'aeroporto il padre gli diede i documenti per passare i controlli babbani e prendere tranquillamente l'aereo per la Norvegia salutandolo prima di lasciarlo entrare, con un abbraccio, poi tolse dalla valigetta che teneva con sé un libro e glielo porse dicendogli: “Questo è per il viaggio, così non ti annoi durante il volo!” Era una copia del libro “La storia di Howgarts”. Vlad lo ringraziò ricambiando l'abbraccio poi si diresse verso l'ingresso. Il padre attraversò la strada e prese il taxi per tornare a casa. Una volta dentro, Vlad rimase incantato dalla presenza di tantissime persone in quel luogo, che vedeva per la prima volta. Negli anditi che attraversava verso il gate alcune persone erano ferme parlando al cellulare, con intorno le loro valigie. Alcune erano sedute in attesa, nelle sedie intorno alle uscite, dei bambini giocavano seduti per terra, per vincere la noia, altri dormivano in braccio ai genitori. Anche degli adulti dormivano abbracciando il proprio zainetto, che avevano come bagaglio a mano. Capitolo 6 (L'arrivo a Durmstrang)
Finalmente sull'aereo Vladmir si sistemò sul sedile, posò il libro sul tavolino reclinabile posto sul sedile di fronte e cominciò a leggerlo. Il volo sarebbe durato almeno due ore, per cui poteva riuscire anche a finirlo. Gli piaceva leggere a patto che il libro non fosse noioso, altrimenti come faceva spesso, preferiva perdersi tra i suoi pensieri. Sin da subito lo trovò invece interessante e ne proseguì la lettura.
Quando finalmente lo terminò, mancava poco all'atterraggio. Aveva imparato che nella scuola di magia e stregoneria situata nel territorio scozzese gli studenti venivano, tra le altre cose interessanti, smistati da un cappello in quattro case, a seconda della loro indole ed intelligenza. Si mise allora a fantasticare in quale casa sarebbe potuto finire se fosse stato chiamato ad Howgarts..Ma viste le sue origini russe, non era certamente possibile.
“Grifondoro, Corvonero, Tassorosso o Serpeverde?!” si ritrovò a pensare, mentre gli assistenti di volo avvisavano di allacciare nuovamente le cinture perché l'aereo cominciava le operazioni di discesa verso la Norvegia. “Grifondoro...Serpeverde...” continuò a pensare mentre si allacciava la cintura con non poca difficoltà. Vedendolo trafficare parecchio il signore seduto accanto a lui gli sorrise e lo aiutò, sinché quella non si arrese con un sonoro “Clack”. Vlad lo ringraziò e il suo flusso di pensieri continuò indisturbato, mentre le orecchie gli si stavano tappando e l'aereo vibrava leggermente per i vuoti d'aria.
“Credo che mi metterebbero in Serpeverde!” pensò in modo sognante fantasticando sull'abito che avrebbe avuto, con le decorazioni verdi, come quelle illustrate nel libro, su quale bacchetta avrebbe agitato e quante cose avrebbe imparato... Un leggero “boom” accompagnato da uno scossone lo fece tornare in sé. L'aereo era atterrato ad Oslo.
Una volta nella hall dell'aeroporto, si guardò intorno per un po', osservando tutte le scritte e curiosando nei tanti negozi che vendevano un sacco di articoli babbani che lui non aveva mai visto. Incantato davanti ad una vetrina, osservava una palla di vetro con la neve finta e un paesaggio natalizio al suo interno, allungò la mano per afferrarla e deluso si rese conto che c'era il vetro a separarli.
“Che bella!” pensò, “Magari avessi i soldi babbani per comparla!”
Sconsolato si avviò verso l'uscita e vide che fuori pioveva.
“Perfetto, non ho nemmeno un ombrello!” pensò, soppesando il libro con una smorfia di delusione sul viso. Fece qualche passo verso le porte a scorrimento dalle quali entrava un'aria molto fredda per essere Settembre. Non avendo i vestiti adatti per sopportare quella temperatura, decise di stare a distanza ed aspettare il suo accompagnatore, contento del fatto che dentro l'aeroporto facesse caldo. D'altronde dove sarebbe potuto andare da solo, in un posto nuovo e senza conoscere nessuno?! Si sedette in direzione dell'uscita e per non annoiarsi nel frattempo aprì il libro e guardò con attenzione le bellissime illustrazioni del castello e degli ambienti esterni ad esso. I minuti passavano e non si vedeva nessuno. Finalmente, quando stava per spazientirsi, avendo già visto più volte tutte le illustrazioni, vide una figura che si avvicinava a lui. Non sapendo chi fosse Vlad abbassò nuovamente lo sguardo sul testo. Costui era un uomo vestito con un colbacco color miele, una giubba rossa con dei bottoni dorati e portava guanti e stivali in pelle di drago nera. Piegato su un braccio aveva una divisa simile ma più piccola. Arrivato vicino si fermò a pochi passi da lui.
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