Victoria aveva avuto una piacevole giornata, a dire il vero non ricordava di essersi mai sentita genericamente tanto a casa come da quando aveva rimesso piede in Durmstrang.
Poteva quella chiamarsi felicità?
Viveva ogni minuto con profitto, ogni lezione con senso del dovere e passione, bruciava Victoria e probabilmente il fuoco, l'ardore che metteva in ogni sua parola durante le sue ore trapelavano, poiché ella mai minimamente si curava di indorare la pillola o ridimensionare i fatti. I ragazzi da lei avrebbero udito solo una cosa, la verità. Per quanto cattiva, per quanto crudele per quanto scottante.
Da lei sarebbero stati forgiati, giovani menti illuminate e fiere del proprio retaggio magico, avrebbero urlato al loro domani "cedi il passo babbano, inginocchiati, davanti alla magia".
Ed ora, una pila di prove di ingresso, accuratamente anonime, divise per anno attendeva che lei ne prendesse visione e ne deducesse il livello di partenza della classe intera. Nessuno sarebbe stato sottovalutato da lei, una piccola incertezza o indecisione avrebbe comportato danni non quantificabili, per una stirpe magica pura che andava sempre più inquinandosi e mischiandosi al mondo babbano, spesso voltando le spalle a quello magico di provenienza.
Prese quindi un primo compito, scritto con una incerta calligrafia...ed iniziò a leggerlo.
Perché noi come i babbani, abbiamo due gambe, due braccia e una testa...io non capisco perché dobbiamo essere nemici
Victoria strabuzzò gli occhi, credendo di aver avuto un'allucinazione. Il tema assegnato era molto chiaro: spiega a parole tue perché evitare i babbani.
Eppure quell'inchiostro nero la guardava, come una ferita inferta a una pergamena di ottima qualità, con la stessa impudenza con cui i babbani respiravano. La stessa proprio.
Inaccettabile, inammissibile, idiota, infantile, e tante altre cose con la i è questo foglio. Tutto ma non ippogrifo. Ippogrifo mai, mai che qualcuno realizzi quanto sono inteligenti gli ippogrifi ad attaccare coloro che non si inginocchiano al loro cospetto!Anche le scimmie hanno una testa due braccia e due gambe, se ci fossero società di scimmie certo non staremmo a cincischiare la faccenda; perchè non diventare amici anche della scimmia volgare? Già che ci siamo!Nervosamente iniziò a passeggiare avanti e indietro, avanti e indietro, prima di fare spazio con un gesto secco del braccio sulla sua scrivania, raccogliere lo strascico del suo grazioso vestito cremisi di pregiato velluto, decorato a mano dalle sapienti mani del signor Malkin in persona, bustino compreso e si accomodò a sedere sulla sua scrivania, prendendo la posizione del loto, nella speranza di farsi scivolare addosso la rabbia.
Fu proprio allora che un gufo si precipitò nel suo ufficio, attraverso la porta lasciata incautamente aperta poggiandole sulla scrivania una missiva, sistemandosi poi sull'apposito trespolo, senza emettere un solo verso.
Qualcosa di cattivo, le era rimasto nello sguardo, lo sentiva lei e sicuramente l'aveva sentito il gufo, che intelligentemente aveva deciso che gli piaceva vivere e non aveva creato inutile trambusto, compiendo il suo dovere.
Victoria scese quindi dalla scrivania, rimettendosi a sedere dove era logico si sedesse, sul suo scranno.
Rimise gli oggetti che aveva spostato nel loro ordine designato, sospirando; le pergamene nuove sul lato sinistro, le piume nel porta piume, il calamaio a portata di scrittura e si beò del ristabilito ordine.
Spostò quindi lo sguardo, per un minuto buono, sulla pila di compiti, tremando alle ulteriori eresie che ci avrebbe trovato e per istinto, quasi sovrappensiero, ancora con la lettera appena ricevuta in mano, la percorse col polpastrello lungo i bordi, giocandoci un po'. Prese dunque il suo tagliacarte, dal cassetto più alto della scrivania, ed inizio' ad inciderne il bordo superiore, facendo prima passare la lama al'interno della ceralacca e poi tirando con un gesto fluido verso l'esterno. Con le dita infine prese il contenuto della busta, una sezione di pergamena, ed iniziò quella lettura che si rivelò davvero più sorprendente del necessario.
Gentile collega Victoria,
colgo l'occasione con questa breve missiva
per invitarti ad un colloquio privato
presso il lago oltre l'Istituto.
Sono interessato ad approfondire i concetti
della materia che insegni e conosci così bene
e chissà ad uno scambio di opinioni relativo
all'arte del Volo.
Se ti va bene, ci incontriamo tra un'ora sulla riva del lago, oltre il parco!
Vladmir Kozlov
Il suo umore, di colpo, per qualche misterioso e insondabile motivo tornò ad esserle congeniale. Sorrideva ora, forse perché quell'uomo le era piaciuto di primo impatto, forse perché una passeggiata le avrebbe solo che fatto bene...forse perché quell'uomo celava dentro di se un'oscurità potente e quando si erano visti, in quelle rare occasioni lei aveva scorto in lui un qualcosa di familiare, un abisso che un po' l'aveva sedotta e affascinata.
Quel tono cortese, quelle parole gentili che le aveva scritto, sembravano un'invito. O una trappola...ma Victoria lo sapeva, lo aveva capito subito, come lei un uomo del genere non lo si poteva domare, quell'oscurità avrebbe avvolto tutto, persino lei, che in realtà non desiderava altro che perdersi.
Davvero vorrà un confronto professionale a quest'ora? Oggi? Con me? In riva al lago? Un luogo così pieno di fascino mal si coordina a questi discorsi, abbiamo degli splendidi uffici in cui parlare...dubito fortemente che quello che ha scritto sia il vero...in ogni caso solo vederti migliorerà la mia giornata, quindi che dire...buon per me, signor Kozlov, buon per me davvero.A quel punto, che fare? Non era richiesta una conferma esplicita se non il presentarsi all'appuntamento, ma non le andava l'idea di lasciare in sospeso un collega per così tanto tempo...alla fine il rispetto era alla base dei rapporti fra maghi e nel caso lei non avesse potuto raggiungerlo, per qualsiasi motivo, cosa avrebbe potuto fare? Sperperare il tempo altrui così non era affatto educato, e lei lo sapeva bene...lei lì non era una nobile rampolla altolocata dall'invidiabile pedigree, ma una pari degli altri insegnati.
Prese dunque la sua piuma nera, uno splendido regalo fattole dal suo amato padre quando ancora frequentava l'ultimo anno e su una nuova pergamena ocra scrisse:
"Spett.le Signor Kozlov,
lieta che Lei abbia intenzione di trascorrere il suo tempo libero confrontandoci sulle nostre reciproche aree di competenza, trascorrerò volentieri del tempo in sua compagnia, rispettando l'appuntamento e l'orario da Lei indicati nella precedente missiva.
In fede
Victoria Hansen"
Prese il suo sigillo personale e chiuse la lettera contente la risposta appena redatta, prese la sua bacchetta e puntandola contro alla candela sulla sua scrivania pronunciò l'incantesimo idoneo
Fuocondro. La punta della bacchetta iniziò dunque a scaldarsi, permettendole di ricavare una sufficiente quantità di cera rossa e bollente.
Timbrò quindi la superficie con il sigillo della sua nobile famiglia, gli Hansen, lasciando una elaborata H sulla superficie di cera, ora solida.
Agitò un pochino la lettera, per stemperare il calore definitivamente e si diresse verso il gufo, affrancandogliela all'anellino portalettere metallico che portava sulla zampina.
Finite, e la sua bacchetta estinse il calore che stava producendo, tornando inerte.
Potrei quasi andare in archivio...insomma vedere come se la cavava nella mia materia da ragazzo.
Non sarebbe carino, non sarebbe carino affatto...ma più che altro mi toglierei la sorpresa e non si fa...no no. Torna pure dal Professor Kozlov, grazie. Congedò ella il volatile, chiudendo la porta dietro di lui, non appena lasciò le sue stanze private.
Un ora le restava ora, una pila di compiti la attendeva, ma giustamente pensò a se stessa in quel frangente, concentrandosi sull'incontro che era ormai prossimo e iniziando i minimi preparativi di rito che sentiva di dover fare prima di raggiungerlo nel luogo stabilito.